Gianfranco Magnoler, “La nostra storia al futuro”

A cura di Gianfranco Magnoler, Presidente C.S.S.A

Qual è stato il traino che ha portato la Cooperativa a cambiare e crescere negli anni?

Siamo stati aiutati dalla sorte perché mai abbiamo trovato soluzioni definitive, traguardi certi, ma al di là di una tranquillità apparente, la nostra storia è stata vissuta tra incertezze, fallimenti e riprese che ci hanno permesso di riempire continuamente i vuoti e aggiungere qualcosa di nuovo. Abbiamo “ri”cominciato la prima volta una storia nuova nell’estate ’87.

Dopo tre anni di vita condotta con alterne fortune, l’allora Cooperativa sociale del Miranese stava misurandosi su questo problema: se e come chiudere la Cooperativa senza farsi male come soci visto che a Giugno avevamo già un passivo di 40 milioni di lire, pari al 10% del fatturato.

L’istinto di sopravvivenza ci è venuto in aiuto: con il dimezzamento del numero dei soci per abbandono e con un appalto fortunato siamo giunti a fine anno con 70 milioni di utile.

Da qui la ripartenza, ripensando al futuro dalla constatazione che i nostri servizi a quel tempo erano semplicemente vendita di manodopera a basso costo, non professionalizzata e con la precarietà dell’affido del servizio con l’appalto continuo. Appalto, sempre e su tutto.

Il primo obiettivo da subito fu di partecipare a gare su servizi completi e non solo manodopera. Servizi professionalizzati, con investimenti strumentali e spessore organizzativo su mercati preferibilmente selezionati individuando nel welfare quanto fosse più vicino e abbordabile, guardando attentamente quanto poteva portarci fuori dalla povertà non solo economica ma anche culturale e professionale. 

Nel ’94, ad esempio, siamo partiti per Vicenza per un appalto di trasporto ammalati che richiedeva 5 autoambulanze. Prima abbiamo vinto l’appalto e poi imparato velocemente il servizio fatto di autisti soccorritori, poi di O.S.S. sanitari e con gli anni anche di infermieri. I primi infermieri soci sono stati per noi un traguardo. In quella gara è arrivata seconda Cidas, una cooperativa di Copparo, che siamo andati subito a trovare per fare alleanza, erano cinque volte più grandi di noi.

Abbiamo continuato a investire risorse materiali e professionali oltre che nei servizi che ci garantivano la sopravvivenza, anche dove vedevamo la novità e la professionalità preferendo questi servizi a quelli dove c’era affollamento e concorrenza sul prezzo.

Su questa linea abbiamo abbandonato alcuni settori: manutenzione del verde, pulizie e tanto altro ancora e investito su altri, trasferendovi anche risorse in vista di una più lunga sopravvivenza fondata non tanto sulla quantità ma piuttosto sulla esclusività di mercato e la crescita umana e professionale del socio lavoratore. Per questo siamo passati dal trasporto (purtroppo dopo troppi anni) alla gestione diretta di Centri Diurni per Disabili superando un servizio che sentivamo monco e settoriale finché non riempito con l’assistenza del disabile in tutto l’arco della giornata.

Siamo passati negli anni dal semplice trasporto programmato di ammalati in ambulanza alla gestione di servizio pronto soccorso ed emergenza con impiego di infermieri e medici. 

Abbiamo visto nella gestione di servizi territoriali di Salute Mentale, le Comunità Alloggio di Base ed Estensive e nei Gruppi Appartamento, una occasione unica di offrire al socio la possibilità di impegnarsi in un servizio di altissimo valore umano e professionale: potersi esercitare nella liberazione del paziente dai suoi dolori a volte per lui indicibili e comunque farsi carico di accompagnarlo nella sua ricerca di felicità e liberazione dallo stigma.

Questo e altro ancora, senza fare l’elenco dei servizi in cui attualmente lavoriamo.

Ora la Cooperativa e i soci tutti sono impegnati in modo trasversale a un rinnovo nella partecipazione societaria con la maturazione necessaria per farsi carico dei problemi e delle soluzioni. In ogni settore dovrà esserci la capacità di analizzare il proprio mercato, i risultati ottenuti, quanto c’è di durevole e, soprattutto, cercare il nuovo e il meglio perché ogni risultato, nell’inerzia della ricerca, può essere messo in discussione. Questo atteggiamento di imprenditorialità societaria e crescita personale, nel senso completo del termine, è oggetto di formazione da parte di una professionalità esterna che sta mettendo alla prova, a cerchi concentrici, le attitudini e disponibilità di ciascun socio a ruoli variamente interpretati di direzione. Su questo c’è uno specifico intervento del dott. Civelli. 

Per la vita societaria c’è però bisogno di tanta informazione, a tutti e su tutto, sui processi produttivi, sui risultati ottenuti, sugli spazi ancora vuoti e da riempire.

Sulla informazione sta partendo un progetto di cui la presente newsletter ne è l’esempio più semplice che coinvolgerà con diverse finalità e beneficio i soci tutti e gli enti clienti per cui lavoriamo. Al nostro interno servirà per informare ogni socio sulla situazione del suo settore e su quanto serve a ciascuno per maturare la propria partecipazione.

L’informazione serve anche a trasmettere la complessità della vita societaria a tutti i 500 soci (prossimi 600).               

Questa nuova circolazione di informazione potrà servire a unire i soci nel sentire come proprie e vissute da tutti le esperienze che i singoli componenti della Cooperativa vivono in forma separata. Tutto potrà confluire in una esperienza collettiva che unisce i servizi più vari, che insieme compongono un mosaico armonico, un’opera d’arte nella quale ogni tessera di vissuto contribuisce a dare forma e finalità collettiva al lavoro di tutti, nel più alto significato di lavoro cooperativo. 

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