Lavoro, emergenza sanitaria e identità

A cura di Stefano Pattaro, Resp. Area Persona

L’emergenza sanitaria collegata alla Pandemia sta instillando in milioni di persone una percezione di precarietà diffusa rispetto al lavoro e alle prospettive di carriera. L’attuale situazione economica e l’incertezza sul futuro stanno determinato una difficile, se non impossibile, mobilità lavorativa, costringendo molti dipendenti insoddisfatti a rimanere forzatamente nella stessa realtà produttiva o a percepire una messa in discussione della propria continuità lavorativa. Molti imprenditori, d’altro canto, stanno vedendo sfuggire la possibilità di mantenere la loro impresa e, talvolta, persino la loro stessa identità.

Una riflessione meritano questi effetti, che si stanno abbattendo sui protagonisti del nostro tessuto sociale e produttivo: dipendenti e imprenditori.

La vita lavorativa di un individuo rappresenta una parte importante del suo vissuto, non solo dal punto di vista materiale, bensì anche e soprattutto dal punto di vista psicologico. Le persone nella loro esistenza interpretano diversi ruoli – genitori, figli, compagni… –, ma una delle maggiori tensioni è data dall’acquisizione di un ruolo lavorativo congruente con le proprie aspettative, fondamentale per determinare il proprio ruolo nella società. Il modo di approcciarsi al lavoro, tuttavia, non è innato, ma deriva dai modelli che abbiamo incontrato, in primis quelli proposti dai genitori: ad esempio, dedizione, sacrificio, impegno sono parole che possono assumere un’eco profonda nella mente di chi ha avuto genitori molto dediti all’attività lavorativa, tanto da considerarla quasi il valore primario.

Il lavoro è un’area di vita importante, da cui trarre soddisfazione, rispetto a cui però bisogna stare attenti per non essere risucchiati del tutto. È un’area in cui la volontà di non deludere o di dimostrare non deve prevaricare l’istinto di autoconservazione. L’identità di una persona dovrebbe essere costituita da molti elementi, come un puzzle dove tutti i pezzi concorrono a creare una figura armoniosa.

Ristabilire un’armonia significa porre l’attenzione su altri significativi valori della vita e sugli altri ruoli che siamo chiamati a interpretare, dove la gratificazione maggiore è data dalla restituzione spontanea dell’attenzione data agli altri, in una semplice espressione di empatia e di affetto reciproco.

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