Innovazione e cooperazione al servizio della persona: l'esperienza del servizio prelievi domiciliari

A cura di Demis Loretelli e Gianna Casagrande, Direttore Generale C.S.S.A e Responsabile Servizi Territoriali Salute C.S.S.A.

Per tutto l’anno 2019 C.S.S.A. è stata impegnata nella non semplice attivazione del Servizio di Prelievi Domiciliari presso i territori delle ULSS 2, 3 e 6. Quest’attività si colloca all’interno di un percorso più ampio: già nel 2018, infatti, il Consorzio Vision, a cui C.S.S.A. aderisce, era risultato aggiudicatario di questo servizio nella prospettiva di dare continuità e sviluppo alla positiva esperienza avviata nel territorio dell’ex ULSS 7 a partire dal 2007.

IN CHE COSA CONSISTE IL SERVIZIO DI PRELIEVI DOMICILIARI?

Il Servizio di Prelievi Domiciliari, mira a garantire questo genere di prestazione a persone non deambulanti o non trasportabili e, dal punto di vista organizzativo, rappresenta un’esperienza di integrazione pubblico-privato molto complessa. Il servizio parte dalla prescrizione medica e si conclude con la refertazione del prelievo, ma passa attraverso un “processo di lavorazione” molto articolato in cui competenze organizzative, relazionali e tecnico-infermieristiche si intrecciano per generare il buon esito della prestazione.

QUAL È IL CONTESTO DI QUESTE NUOVE ESTERNALIZZAZIONI?

Estensione territoriale, riorganizzazione del sistema sanitario regionale e revisione della spesa pubblica sono le principali novità che hanno riguardato questo servizio. Nel 2007 la scelta di esternalizzare queste attività riguardava poche ULSS del Veneto, ma con l’avvento dell’Azienda 0 e con l’unificazione delle ULSS il progetto si è dovuto adeguare ad un sistema dinamico e in evoluzione nel quale la specificità locale non è ancora del tutto superata.

COSA SIGNIFICA AVVIARE UNA PRIMA ESTERNALIZZAZIONE IN QUESTO CONTESTO IN CAMBIAMENTO?

L’esternalizzazione è un processo delicato in cui un committente, che mantiene la titolarità del servizio e quindi la responsabilità finale, lo affida in gestione a terzi attraverso un processo di trasferimento (in alcuni casi di trasformazione) di obiettivi, competenze, attività e modalità operative. Se a questo si aggiunge la complessità di un contesto in cambiamento, l’esternalizzazione non può che essere, ancor prima che un processo, un obiettivo condiviso finalizzato alla soddisfazione dell’utente fruitore. Questo è lo spirito con il quale ci approcciamo: cerchiamo di armonizzare le fasi di cessione e di presa in carico di un servizio, consapevoli che le modalità dell’una e dell’altra sono interdipendenti e assieme determinano una buona riuscita dell’esternalizzazione. Tuttavia, va rilevato che molto spesso gli adempimenti contrattuali non riescono a tenere in considerazione tutto ciò.

COME CONIUGARE QUALITA’ ED EFFICIENZA NEI SERVIZI?

Farlo è un obbligo morale e la speranza è che la Committenza riconosca questo, ma è necessario comprendere il limiti di questa sfida. Esternalizzare, infatti, significa anche riorganizzare, armonizzare e razionalizzare i processi e, per questo, l’apporto di nuovi strumenti è d’obbligo. La digitalizzazione può rappresentare una leva decisiva in questo senso: quello che resta da determinare è quale sia il valore della digitalizzazione e se essa possa essere posta al servizio dei valori della cooperazione. Il rischio di una continua tensione alla revisione della spesa pubblica, senza l’implementazione di adeguati strumenti di controllo di gestione, è quello di spingere l’efficientamento oltre il limite in cui la qualità e la sostenibilità del servizio non sono più praticabili.

QUAL È IL FUTURO DI QUESTI SERVIZI?

Non è ancora chiaro quali siano le direttive, ma la nostra speranza è che l’esternalizzazione dei servizi venga sempre più concepita come una scelta strategica. Questo non significa sperare in una sostituzione del privato al pubblico ma, così come è avvenuto nell’ambito dei servizi sociali, significa riconoscere al privato sociale uno spazio per esprimere le proprie specificità e fornire il proprio contributo. Questo implica uno sforzo di visione in cui l’allargamento delle attività non sia visto come una “concessione”, bensì come uno strumento per stimolare la concorrenza, lo sviluppo organizzativo e la crescita professionale di tutti quei soggetti che erogano servizi alla persona.

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